A pochi giorni dal Natale il lavoro è per qualcuno ancora irraggiungibile o comunque precario. E’ di questa mattina la nota diffusa dall’Osservatorio Inps sui nuovi dati che registrano come nei primi dieci mesi del 2016 siano stati venduti 121,5 milioni di voucher , ossia il 32% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Come se non bastasse i licenziamenti complessivi sono in crescita del 3,4%, mentre l’Osservatorio rileva un boom di licenziamenti disciplinari +27,4%. Continuando, le assunzioni dei datori di lavoro privati nel periodo gennaio – ottobre 2016 sono in diminuzione del 6,7% rispetto all’anno precedente, con un rallentamento più marcato per quanto riguarda i contratti a tempo indeterminato (-32%).
Alla luce di queste ennesime percentuali credo che se la relazione di Renzi all’Assemblea del Pd di ieri fosse davvero sentita l’ex premier non ci penserebbe su due volte a modificare il Jobs Act. Il 2016 è l’anno che ha rivelato il fallimento di una riforma del lavoro che rischia di diventare, dopo la legge elettorale, una merce di scambio tra Renzi e la sua minoranza.
Che si riparta quindi realmente dall’Italia, intesa soprattutto come lavoro per i giovani, al Sud e nelle periferie. I tre contesti non sono citati a caso ma sono proprio quelli che hanno dimostrato di reagire e di partecipare contro una politica che non ascolta. Non si può più sottacere: il Jobs Act va modificato senza sconti perchè non funziona e in particolare l’uso dei voucher nominali va abolito.
Altra grande questione di oggi è il tavolo in corso al Mise sulla vertenza Almaviva che da giorni ci tiene con il fiato sospeso.
Infatti i dossier economici del nostro Paese sono per la maggior parte basati su ricatti e sebbene il lavoro è monetizzabile il diritto legato ad esso non può esserlo. L’accordo su Almaviva convocato per oggi deve necessariamente chiudersi entro quest’anno con una soluzione che sia strutturale e possibilmente lontano dalle proposte irricevibili degli scorsi giorni. Dignità, qualità e coerenza devono essere le parole chiave del 2017, che spero per i dipendenti della multinazionale dei call center possa essere il più distante possibile dallo spauracchio del licenziamento.
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